Emancipazione politica, economica e sociale del territorio e delle genti del Veneto
L’obiettivo di questo intervento è uno sforzo maieutico finalizzato alla determinazione di un piano attuativo di emancipazione politica, economica e sociale del territorio e delle genti del Veneto.
I tentativi del passato e anche del presente tesi a tale scopo hanno finora fatto leva sul semplice metodo elettoralistico. Oserei aggiungere metodo elettoralistico fine a sé stesso, ovvero finalizzato al benessere di chi ne ha tratto i benefici diretti di rappresentante politico di uno stato il cui re è una classe politica autoreferenziale e corrotta, oltreché, cosa più grave, incapace. O meglio, di una cosa è stata profondamente capace: l’avvilimento del nostro territorio, della nostra economia, della nostra identità.
Il metodo elettoralistico è stato utilizzato principalmente dalla Lega Nord di Umberto Bossi (non più tronitruante), di cui è parte la Łiga Veneta. In passato, all’inizio e a metà degli anni ’70, direttamente attraverso quest’ultima. Ancor prima (negli anni ’70), si registra il tentativo forte di Antonio Bisaglia di enucleare la sezione Veneta della Democrazia Cristiana. Tale tentativo fu stroncato sul nascere dalla DC e dall’intelligence italiana. Altri progetti minori sono il piccolo partito PNE (Progetto Nord Est), che divide la base elettorale leghista soprattutto nel trevigiano e nel vicentino, e formazioni minori della galassia Venetista, spesso fuoruscita dalla Łiga Veneta in diverse fasi politiche durante gli anni ’80 e ‘90.
Ma qual è il modello cui si ispirano tali tentativi?
Non quello catalano, perché nessun partito veneto, o lombardo-veneto (la Lombardia ha alcuni tratti comuni con il Veneto) che sia riesce ad influenzare il governo centrale come Convergència i Unió riesce a fare con Madrid (tale modello è quello auspicato d’altro canto dalla quasi totalità dei partiti Veneti attuali).
Non quello basco, poiché non abbiamo una rappresentanza politica di destra e di sinistra nazionali del Veneto. Le destre e le sinistre che raccolgono voti in Veneto sono di diretta emanazione romana, semplici sezioni locali di partiti nazionalisti italiani.
Non quello scozzese, che oltre alla presenza di un forte partito nazionale scozzese nutre l’apporto culturale di testimonial quali Sean Connery e la fierezza e l’orgoglio di un popolo che si sente tale da secoli.
Non quello bavarese, che vede i propri interessi difesi dalla costola bavarese (CSU) del principale partito popolare tedesco (CU). Per inciso, questo era il modello perseguito da Bisaglia.
Ancor più distanti sono i modelli irlandese e della ex federazione jugoslava, su cui nemmeno vale la pena soffermarsi, date le derive violente e autolesioniste di tali fenomeni.
Nasce quindi l’esigenza di un modello politico originale che si adatti alle specificità del Veneto e le interpreti al meglio.
Di fatto, per quanto si è visto finora, le azioni politiche dirette non trovano successo, poiché attivano una linea di scontro prematuro contro entità costituite dotate di poteri di controllo, persuasione ed indirizzo troppo forti da contrastare.
Bisogna individuare preliminarmente una condotta strategica intelligente che riesca a far crescere analoghi strumenti di resistenza ad attività antivenete
Anche azioni dimostrative pseudo-militari, o in ogni caso non elettoralistiche classiche, come la commemorazione del bi-centenario della scomparsa della Serenissima, con l’invasione di piazza San Marco con un tanko e l’occupazione del Campanile da parte di un commando di 8 Serenissimi patrioti, a distanza di qualche anno non sembrano aver lasciato molti ricordi di sé, od effetti di sorta, se non per gli strascichi legali per i poveri membri del Serenissimo Governo o addirittura vitali per il loro ideologo Bepin Segato, da poco scomparso.
Poca analisi politica del substrato Veneto è stata fatta finora. Senza tale analisi non si può andare da nessuna parte, poiché non conosciamo i punti di forza e le distintività dell’identità Veneta.
Quali sono le caratteristiche forti del Veneto? Ne elenco alcune:
- Policentrismo
- Assenza di metropoli
- Sviluppo urbanistico diffuso
- Capacità coloniale
- Capacità gestionali
- Capacità commerciali
- Capacità produttive
- Capacità agricole
- Capacità turistiche
- Posizione geografica strategica
Quali sono invece i punti deboli del Veneto? A mio avviso i principali sono:
- Incapacità finanziarie
- Rete di trasporti al collasso
- Incapacità politica
- Incapacità mediatiche
- Incapacità di networking sociale
- Declino linguistico
Apriamo un dibattito serio per scoprire quali sono le leve da utilizzare per la nostra emancipazione politica e sociale. Nessuna sfida, per ora, allo stato italiano. Solo un ritorvarci tra Veneti, nello spirito delle Modifiche al codice penale in materia di reati di opinione.
Ricordiamo infatti che, alla luce della Legge 24 febbraio 2006, n. 85, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 60 del 13 marzo 2006, non è più un reato perseguibile dalla Legge compiere atti nonviolenti diretti e idonei a menomare l’unità dello stato italiano.
È quindi legittimo auspicare una metodologia che non faccia ricorso al solo strumento elettoralistico, ma anche ad altri strumenti pacifici e non violenti quali:
- La disobbedienza civile
- La istituzione di patti di sindacato
- La fondazione di movimenti di opinione
- La creazione di network sociali
- La realizzazione di enti privati o di carattere cooperativo
- La fondazione di istituti di credito
- La introduzione di attività editoriali e mediatiche
- La realizzazione di attività commerciali
- La ideazione di club, o di community
tesi al raggiungimento pacifico e nonviolento delle basi necessarie alla promozione dell’emancipazione politica e sociale del Veneto. Per utilizzare la loro lingua dantesca, anche al fine di non farsi riconoscere dal nemico centralista, il nostro slogan potrebbe essere: “non ti curar di loro, ma guarda e passa”.
Finora ci è mancato il senno, fratelli Veneti. Recuperiamolo in fretta.
Per quanto mi riguarda, nutro così poca fiducia nello strumento elettoralistico, che non voto per elezioni politico-amministrative dello stato italiano da ormai molti anni.